La denuncia dell’esponente Pd presentandola relazione finale della Commissione d’inchiesta sul Ssn. Colpa di ospedali troppo vecchi mai ammodernati. La summa di 5 anni di indagini che hanno prodotto relazioni anche su salute mentale (già anticipata da Quotidiano Sanità), corruzione, terapia del dolore e assistenza anziani.
07 FEB – Nelle zone a rischio sismico, in caso di terremoto, ci sono circa duecento edifici ospedalieri che rischiano di “sbriciolarsi”. Questo soprattutto per la vetustà delle strutture. Basti pensare che ben il 16% degli ospedali tuttora aperti e funzionanti è stato prealizzato prima del 1934 e che solo l’8% dopo il 1983. Una situazione di generale vetustà per quanto riguarda gli edifici che in caso di terremoto non lascia certo tranquilli come è stato nel caso dell’Ospedale San Salvatore a L’Aquila.
Questo è solo uno dei dati che emergono dalla relazione conclusiva finale sull’attività della Commissione d’Inchiesta sul Servizio sanitario nazionale, presentata oggi al Senato dal presidente Ignazio Marino.
Cinque anni in cui i membri della Commissione hanno indagato sullo stato degli ospedali in zone a rischio simico. L’analisi della Commissione si è soffermata sull’edilizia ospedaliera mettendo in luce, in numerosi nosocomi, carenze strutturali carenze strutturali tali da comprometterne gravemente la sicurezza nel caso di un terremoto. La mancanza di investimenti adeguati e i controlli avviati con grande ritardo influiscono profondamente sulla sicurezza di strutture che dovrebbero essere un punto nevralgico proprio nella gestione dell’emergenza dopo un evento sismico.