Il Caso del patrimonio culturale

PREVENZIONE ANTISISMICA TRA EMERGENZA SOCIALE, FATTIBILITA’ ECONOMICA E PROGRAMMAZIONE TERRITORIALE

Mappa-rischio-sismico-italiaDovendo parlare di protezione antisismica del patrimonio culturale partirò da due domande alla base del tema: 1) perché proteggere il patrimonio culturale; 2) come proteggere il patrimonio culturale. Un terzo interrogativo riguarda le azioni necessarie e le linee di priorità per ottimizzare le  risorse.

La risposta al primo quesito, perché proteggere il patrimonio culturale, pur sembrando scontata, rischia di essere parziale. E’ naturalmente scontato che il primo motivo per la protezione del patrimonio culturale – in particolare quello architettonico – è la tutela della incolumità umana. E’ anche noto a tutti che si deve proteggere il patrimonio culturale perché lo prescrive l’art. 9 della Costituzione “La Repubblica…tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.” Queste risposte colgono però solo una parte della questione ed esattamente quella che fa riferimento alla importanza del patrimonio come mezzo di riconoscimento dell’identità e della memoria storica delle popolazioni.

Una ulteriore motivazione, non meno rilevante, riguarda la capacità del patrimonio culturale di costituire una risorsa economica. E’ quasi superfluo ripetere che la enorme concentrazione di beni culturali del nostro Paese è la principale attrattiva per i flussi turistici che costituiscono una delle più redditizie attività produttive italiane.

Ebbene, da questo punto di vista, il patrimonio culturale è la rete infrastrutturale necessaria per la alimentazione della industria turistica. Aggiungo che si tratta di una delle pochissime grandi infrastrutture a rete in cui oggi valga la pena di investire risorse economiche rilevanti.

Quanto al secondo quesito: come proteggere il patrimonio culturale dal rischio sismico esiste una ampia letteratura conseguente ad almeno 3 decenni di studi specialistici nel settore. Sintetizzandone al massimo i risultati si può dire che è stata accantonata la presunzione di ottenere per i monumenti il livello massimo di sicurezza consistente nell’adeguamento all’impatto del più forte terremoto prevedibile nella zona. Tale adeguamento, in linea teorica possibile, richiederebbe però interventi di consolidamento e presidio talmente invasivi da far perdere ai beni culturali una parte cospicua delle loro caratteristiche di originalità materica e perfino di leggibilità. Tutto si può tenere in piedi, ma invece di monumenti avremmo bunker cementizi.

La ricerca scientifica nel settore ha di conseguenza individuato e classificato una serie di interventi, di miglioramento antisismico che, senza far perdere valore storico-culturale agli edifici, consentono di migliorarne sensibilmente la capacità di sismo-resistenza. Si tratta di interventi “dolci”, leggeri, attenti alle caratteristiche costruttive originarie, spesso derivanti da consuetudini e tecniche tradizionali, consistenti in piccoli rinforzi murari nei punti più deboli, applicazione di catene per dare maggiore resistenza ad archi e volte, compensazione delle spinte orizzontali sui tetti, legatura e solidarizzazione di elementi costruttivi disgiunti, ecc.

Tutto questo ormai da più di cinque anni è stato tradotto in un testo normativo (Linee guida per la valutazione e riduzione del rischio sismico del patrimonio culturale – D.M. 14 gennaio 2008).

Le linee guida però si limitano a descrivere e suggerire i modi del miglioramento antisismico, senza prescriverne la esecuzione, anche se le amministrazioni pubbliche interessate (MIBACT, Ministero LLPP ed anche Regioni e Comuni) tendano ad effettuare interventi con tali caratteristiche quando si opera su monumenti in zona sismica.

Il Da farsi in materia è sconfinato. Primo punto: la conoscenza del patrimonio. Poiché manca ancora, a tutt’oggi, un catalogo completo, georeferenziato, dei beni culturali italiani comprensivo della indicazione della loro importanza storico-artistica è arduo parlare di protezione programmata. Secondo punto: la obbligatorietà della messa in sicurezza con interventi antisismici preventivi o meglio la introduzione di forti spinte di  incentivazione/disincentivazione a favore di tali interventi.

Pio Baldi

Roma, marzo 2014

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